Il colore comunica, anzi racconta. Ci avevi mai pensato?
Si, il colore racconta concetti, sensazioni, emozioni, storie.
A volte, però, è facile dimenticarsi di quanto la comunicazione del colore sia importante anche quando parliamo di brand identity e comunicazione visuale.
Si, perché il colore ha la capacità di arrivare agli occhi e al cuore di chi guarda con una sottile efficacia che spesso viene sottovalutata.
Se è vero che, come fotografa, fino a qualche anno fa avrei potuto liquidare il pensiero che ormai ognuno di noi ha una macchina fotografica in tasca integrata nel proprio telefono con una semplice scrollata di spalle e con la consapevolezza che “tanto la qualità tecnica delle fotografie prodotte da queste micro macchine fotografiche è pressoché inesistente”, oggi devo ammettere che non è più esattamente così.
Allora perché continuo a dormire sonni tranquilli e non credo che la mia figura professionale sia destinata al fallimento per essere soppiantata da strumenti fotografici di discreta qualità alla portata di tutti che vanno a braccetto con intelligenze artificiali varie ed eventuali, app di fotoritocco sempre più user friendly che permettono a tutti di auto prodursi contenuti che, se non altro, a livello tecnico possono essere di tutto rispetto? Semplicemente perché avere in tasca tutto questo non fa di te un fotografo, così come avere a disposizione una super car da poter guidare come e quando voglio non fa di me una pilota di formula 1.
Sei ancora titubante? Lascia che ti spieghi meglio che cosa intendo.
Interno giorno. La luce del pomeriggio entra dalla finestra e si poggia sul tavolo dove tra agende, taccuini, ritagli di giornale sparsi ovunque il caos regna sovrano.
Sul PC decine e decine di tab aperti nel tuo browser, tra pagine ispirazionali e bacheche di Pinterest, siti web della conncorrenza, ricerche su Google che ormai non hanno più senso.
Di fronte a questo marasma ci sei tu, che sbatti la testa sul tavolo da ormai dieci minuti in preda alla confusione totale e ti senti come un giocoliere che cammina sulla corda e che sta per far cadere a terra tutte le palline che stanno roteando sopra la sua testa.
Ok, forse mi sono lasciata un po’ prendere la mano in questa introduzione, ma in effetti capire quante e quali foto sono utili e necessarie per un servizio di personal branding non è un aspetto né banale né da sottovalutare. E’ un sottile equilibrio che ti tiene in bilico tra il troppo e il troppo poco ed è uno dei pilastri su cui fondare le basi del tuo storytelling visuale.
Silvia de Bonis è Medico Dentista specializzata in implantologia ed estetica del sorriso.
Quando è arrivata da me per la realizzazione del suo personal branding ho capito subito che per Silvia aiutare le altre persone a riscoprire il proprio sorriso è una vera e propria missione di vita.
Perché dovrei farmi fare delle foto di boudoir o glamour?
Questa è una delle domande che più spesso mi viene posta.
Solitamente io rispondo con un'altra domanda:
